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L’albo illustrato: strumento di mediazione psichica

5th Dic 2015

Di tutti i libri che ho scritto e pubblicato fino ad ora, gli albi illustrati la fanno davvero da padrone: quattro su cinque delle mie opere (escludendo le partecipazioni ad antologie corali multiautore) appartengono a questo genere.

Perché proprio albi illustrati? Prima che amare scriverli, io adoro leggerli.

gedeoneAdoro la perfetta armonia che si crea tra due linguaggi: la narrazione attraverso le parole e quella per immagini. Esse si influenzano e si compenetrano, fertilizzandosi a vicenda. Ma, soprattutto, l’albo illustrato, più di altri generi (come ad esempio il romanzo) è uno strumento per esplorare le nostre emozioni. Nella sua, apparente, semplicità l’albo illustrato è un’apertura al mondo che ci mostra la sua complessità e la necessità di ampliare i nostri punti di vista per poterlo meglio comprendere. E’ un vero e proprio strumento di mediazione psichica, che apre un canale di comunicazione fra il nostro mondo interiore emotivo e la realtà, nell’ambiente protetto della finzione letteraria.

L’albo illustrato si fa quindi veicolo per imparare a gestire nuovi mondi, separazioni e riunioni quotidiane, esprimere amore, delusione e anche tristezza; definire e riconciliarsi con labirinti di ostacoli e opportunità; piangere perdite definitive.

oscar

Imparando a nominare le nostre emozioni, vivendole attraverso la finzione letteraria, impariamo a conoscerle e a controllarle. Io utilizzo l’albo illustrato come mezzo di elezione per affrontare temi molto importanti e impegnativi; in Gedeone (Il Gioco di Leggere, 2010) quello della semplicità degli ultimi, della morte e del ricordo; in Lola e io (Camelozampa, 2012) quello della disabilità e in Oscar il gatto custode (Camelozampa, 2015) la malattia neurologica e la fine della vita.

L’albo illustrato permette di prendere familiarità con concetti indicibili; così che quando il lettore, bambino ma anche adulto, si troverà faccia a faccia con le stesse emozioni e situazioni nella vita vera, avrà già alcuni strumenti per affrontarli meglio.

 

 Un ringraziamento alla mia amica Gaia Avella, psicologa, che mi ha fornito alcuni utili spunti per la scrittura di questo articolo

 

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